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La mia ex

Erano i tempi del liceo e delle serate primaverili spensierate, delle grandi compagnie, dei primi baci dal sapor di salsedine. Una sera, una mia compagna di classe mi fece conoscere una sua amica, una ragazza molto carina, una bambolina stupenda dalle misure perfette e dall’enorme sensualità. Rimase tutta la sera vicino a me, a rider delle mie battute grottesche e pacchiane, a bere da ubriacarsi, a fumare liberamente anche ciò che era proibito. Non potevo crederci, la ragazza più contesa, quella sera, aveva occhi solo per me.

Cominciammo a frequentarci e ogni volta che dovevo incontrarla, il mio cuore batteva all’impazzata, da togliere il respiro, da provocarmi un’ansia che il solo parlar era per me diventata un’impresa. Mi piaceva tutto di lei, il sorriso, gli occhi, il naso, i capelli sciolti e quell’aria malinconica che riuscivo a scorgere nel suo viso, che mi trasmetteva una dolce espressione di tenerezza. Il sesso era l’ultima cosa cui pensavo, mi bastava sentir la sua piccola mano nella mia e il mondo poteva tranquillamente fermarsi…ero innamorato perso. Ciò nonostante, il nostro rapporto non fu idilliaco, lei aveva già avuto diverse esperienze e viaggiava ad un passo che io facevo fatica a sostenere, la differenza si acuì con il tempo, la mia sensazione d’inadeguatezza pure. L’amavo ma ero imbranato, a letto non ne parliamo…avrei avuto forse bisogno di tempo ma non si poteva chieder la luna a una diciottenne dalle mille occasioni di audaci e forzuti guerrieri, pronti a sfruttar l’occasione. L’epilogo è facilmente intuibile, a metà agosto aveva già un altro…e qui niente di male, ognuno ha diritto di far ciò che vuole, se non il mio stato d’animo, sconfitto e sepolto ma tanto orgoglioso da far finta di niente e non mostrar debolezze di fronte agli amici…con la morte nel cuore.

Nuovo incontro

Non la vidi più, passarono diversi anni, io mi sposai e sapevo che anche lei aveva messo su famiglia… fino a un giorno preciso, un incontro inaspettato, parole di prassi, scambio di auguri e una frase che rimbombò diverse ore nella mia testa… “mi sono separata appena un mese fa”. Non ce la feci a trattener l’impazienza e la chiamai, un invito a bere un caffè, niente di più… prontamente rispedito al mittente. Gli anni seguenti, con l’avvento di Facebook, divenne sempre più star, da donna di grande charme e bellezza, ogni sua foto era acclamata e sepolta di like, vuoi anche per le forme del corpo ben più accentuate rispetto al passato… un seno da sfidare qualsiasi gravità, un vitino bello stretto e un sedere di chi non perde una seduta di pilates. Un gran pezzo di fica spaziale che entrò ben presto in orbite importanti, in locali esclusivi di benestanti signori, macchine lussuose, accessori e cura maniacale del corpo e dell’immagine, da stipendio completo. Ad ogni ricorrenza festiva, le inviavo gli auguri, al primo rispose molto stringata, quasi scocciata, agli altri il niente assoluto.

C’era una cosa che ancora ci legava, i nostri figli più grandi erano compagni di squadra di calcio e con la scusa di restituire un paio di pantaloncini, mi presentai a casa sua, a campionato finito. Era un pomeriggio di luglio di pochi anni fa, parcheggiai a pochi metri dalla villetta, aspettai che uscisse il suv del suo uomo e con passo felpato, respiro affannato e cuore pulsante, mi avvicinai al portone secondario, quello che dava direttamente sul vialetto alberato. Suonai il campanello e in pochi secondi mi aprì la porta, senza nemmeno vedere chi fosse, molto probabilmente avrà pensato si trattasse del marito, uscito appena un attimo prima. Rimase stupita nel vedermi, i suoi occhi divennero grandi, pensate il mio shock di trovarmela davanti con indosso una vestaglina da casa, cortissima fin sotto l’inguine e leggera da intravedere tutte le forme e dettagli. I miei occhi caddero ben presto sui seni, prosperosi come non mai, sicuramente ritoccati con mestiere d’autore e due grandi capezzoli che puntavano il dolce e trasparente cotone. Mai l’avevo vista così imbarazzata, le restituii i calzoncini e le dissi che la trovavo in splendida forma. Mi rispose velocemente…

Solo un caffè

“grazie, adesso scusami, vado di corsa, devo uscire ”

Provò a chiuder la porta per interrompere una qualsiasi perdita di tempo ma il mio piede beffardo s’interpose nello spigolo inferiore…

”non hai nemmeno un minuto per offrirmi un caffè?” … con spavalderia mai dimostrata.

Smorzò un sorriso come a dire “ diamogli stocazzo di caffè e levamoselo dai coglioni”, mi disse di aspettare fuori e si avviò alla macchinetta. Entrai, senza permesso e consenso, lo avvertii dal suo sguardo scocciato, non fece in tempo a coprirsi le forme con un qualsiasi indumento trovato per casa, si girò su un fianco per non darmi visione da dietro, alzò il gomito per oscurare i seni e risentita mi disse…

“ non mi sembra di averti detto di entrare…l’eleganza, questa sconosciuta “

Non proferii parola, ce l’avevo a un metro, i miei occhi disegnavano tutto il perimetro del suo splendido corpo, per mezzo secondo intravedi il perizoma affogato nei glutei marmorei e torniti, le tette sembravano due missili pronti al decollo. Era cambiata parecchio, anche caratterialmente, la ragazzina dolce, soave e un po’ sbarazzina che avevo conosciuto era un lontano ricordo, adesso era una donna che ti guardava dall’alto, sapeva stare al mondo, conosceva i meccanismi che le servivano per ottenere ciò che voleva, era snob per scelta. In trenta secondi, la mia temperatura salì parecchio, la mia mente fu accecata da un’eccitazione mai provata, il mio membro, pardon… il mio cazzo enorme e duro da spaccare le pietre, la cappella a cercar di sfondare qualsiasi chiusura. Quando esclamò “ ecco il caffè “, poggiando la tazzina sul tavolo… CONTINUA A LEGGERE


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