Vai al contenuto
Home » Ultimi Racconti » Chi l’avrebbe mai detto!

Chi l’avrebbe mai detto!

Risaliamo all’estate 2019 e alle tanto agognate ferie, non per velleità di viaggi esotici, di drink sotto la palma, massaggi rilassanti professionali, immersioni coralline…che anche il mio amico Fabrizio, detto veleno, un autentico fascio di nervi, proverebbe l’ebrezza di capire che non esistono solo lavoro e competizione. Quell’anno desideravo solo staccare, godermi la solitudine delle mie colline e ricaricare le batterie per una ripresa migliore, con brio ed energia che da anni mi avevano abbandonato.

Un mattino come un altro

Fuori una pioggia incessante da togliere addirittura la voglia di uscire. Salutata mia moglie sulla porta, la guardai negli occhi pensando a che voglia avesse di andare al lavoro con quel tempo. Certo, pensavo bene io, che quella settimana ero a casa in ferie e chiusa la porta, andai in cucina, bevvi il mio caffè e ritornai a letto, deciso che quello sarebbe stato il programma della mia prima giornata.

Mi risvegliai tre ore dopo, assalito dagli squilli del telefono… chissà da quanto stava suonando…mi alzai per andare a rispondere e come per magia, smise di suonare. Ma ecco che pochi secondi dopo, riprese a suonare. Alzai la cornetta e dall’altra parte, una voce squillante disse:

“Ciao Anna, sono Rita, ma dov’eri? E’ la quarta volta che provo a chiamarti.. Tutto a posto?”

Alzando gli occhi al cielo, risposi che non ero Anna, mia moglie, ma Carlo, detto “testa sulle nuvole”, che se non ci s’arriva fisicamente, perlomeno fatece sognà!.. le cose buone e belle della vita. Aggiunsi che Anna era al lavoro e se, per caso, avesse bisogno…

Rita era un’amica di mia moglie, di quelle a tempo determinato, fin tanto che i figlioli sono amici del cuore. Questa tizia era capace di chiamarla quattro o cinque volte al giorno per dirle questo, raccontarle quello… carina, ma un vulcano di parole…che io mai capirò l’estasi di spettegolare di questa e quella…di uomini mai, naturalmente.

Al che, quasi senza farmi finire di parlare, disse: “Ah, scusami Carlo, il fatto è che ero d’accordo con Anna di passare uno di questi giorni a prendere due paia di pantaloni da accorciarle e dato che oggi sono libera, volevo passare!…”

Oggi? Ma perché proprio oggi che piove? Anna è al lavoro, io mi ero dato una giornata di totale relax e questa passa oggi? E poi che pantaloni le do io? Era come se mi avessero chiamato per andare al lavoro…

“Si certo Rita, se vuoi passa… ma… ma tu per caso sai quali sono i pantaloni?”

“Si, si, lo so io dove sono. Sono nell’ armadio, appesi insieme ai vestiti di Anna. Ma è possibile che voi uomini non sapete mai niente di quello che succede in una casa? A parte quando finisce la birra o inizia una partita? Ahahahah…”

Le risposi soltanto che se voleva passare, di dirmi più o meno quando lo avrebbe fatto…

“Tra una mezz’ oretta. Il tempo di arrivare. Tu prepara i pantaloni in una borsa che io intanto arrivo.”

L’arrivo di Rita

Ok. Avevo giusto il tempo di una doccia veloce, resettare velocemente la stanza e preparare questi maledetti pantaloni, ma…niente da fare, il tempo di fare la doccia e infilare l’accappatoio, ed ecco il suono del citofono…era già arrivata. Andai a rispondere dicendole di salire.

“Ciao Rita, entra! …scusa se sono in accappatoio ma sei arrivata in un baleno. Siediti che vado a mettermi qualcosa addosso…”

“Tranquillo Carlo, non mi scandalizzo a vedere un uomo in accappatoio. Che tempaccio oggi. La borsa?”

Una donna capace di trenta domanda al minuto…

“Scusa, ma non sono riuscito a prepararla… ora te li porto subito…”

“Ah Signore… gli uomini… lascia faccio io…”

Al che si tolse scarpe, giubbetto e si diresse in camera da letto. Io la seguii come un cagnolino

“Ah vedo che stamattina il Re della casa ha fatto tanta nanna… Ahhah”

Anna era ed è una donna di grande personalità, moglie e mamma perfetta e da qualche anno, anche dedita alla cura di sé…silhouette ritrovata, trucco da star e cura del particolare, dal gioiello alla gonna da abbinare.

Apriamo una parentesi per parlar dei miei istinti primordiali e vediamo cosa salta fuori:

Fisicamente è una donna molto attraente e sensuale, chiunque al mondo ci farebbe più di un pensiero…ma io, non me ne ero mai accorto, per impossibilità di una qualsiasi iniziativa e perché, non mi andava molto a genio caratterialmente, troppo sborona e sicura di sé, anche quando l’evidenza di fatti e pensieri, dicevano altro e l’opposto. Poi…non è che avesse molta considerazione della mia persona, non mi calcolava e addirittura interrompeva i miei discorsi alle poche cene di gruppo alle quali partecipammo.

 “Scusa se prendo io i pantaloni dall’armadio…mi disse”

“Fai pure…risposi”…con espressione e postura da ebete, che modestamente fanno parte del mio bagaglio tecnico e stilistico, coltivato e realizzato dopo anni di studio e di pratica sul campo.

Shok improvviso

Lasciò i pantaloni al loro posto e si avvicinò a me. Si mise di fronte e senza levare lo sguardo dai miei occhi, tentò di baciarmi…

Io mi tirai indietro, riuscendo a dire soltanto a mugugnare il suo nome.

“Cos’è, hai paura di me?” mi disse, “perché non diamo un po’ di calore a questa giornata? Anna non lo saprà mai…”

Così tornò alla carica, ma io stavolta non opposi resistenza. Uno shock improvviso, roba da film, mille pensieri, sensi di colpa…da uomo che puoi rigirar come un calzino, che quelli di una volta erano veramente fatti con tutt’altra stoffa. Cedetti di brutto, partì un lungo bacio, con le mani di entrambi a sfiorare i nostri corpi. Lei si fermò, allentò il nodo della cintura dell’accappatoio e me lo sfilò in un lampo.

Ora ero totalmente nudo davanti a Rita, lei sorrise e cominciò a baciarmi e a leccarmi sul collo, piano piano, scendeva senza staccare la sua lingua dal mio corpo, leccandomi e mordendomi dolcemente i capezzoli, scese fino a quando fu in ginocchio davanti al mio membro. Alzò gli occhi, sorrise e cominciò a leccare e succhiare, in un modo veramente frizzante, sentivo la sua lingua accarezzare ogni centimetro del mio pene, palle comprese.

In certi attimi pensavo di impazzire. Quella bocca che era capace di sparare come una mitragliatrice, sapeva anche fare dei pompini stupendi… però ora avevo deciso che era giunto il momento di andare in fondo alla questione. Presi Rita delicatamente dalle spalle e la invitai ad alzarsi, cominciai a spogliarla e in un attimo anche lei era nuda. La feci sdraiare sul letto e le restituii il piacere che mi aveva donato.

Iniziai a baciare quel suo corpo minuto e profumato, i suoi capezzoli diventavano sempre più duri sotto le pennellate della mia lingua, mentre con la mano accarezzavo la sua fighetta depilata, umida e calda. Cominciai a leccare quella fighetta e a sentire il suo sapore nella mia bocca. Leccavo il clitoride e con il dito le massaggiavo le labbra. I suoi gemiti mi entravano nelle orecchie come musica celestiale. Le sue mani accarezzavano la mia testa, quasi a tenermi, per non staccarmi…

Ma volevo entrare in lei… la voglia era troppa… mi alzai e appoggiai il mio cazzo e la penetrai delicatamente. Lei per un attimo s’irrigidì, ma piano piano si sciolse ai colpi che le davo. Mi avvolse con le braccia sulla schiena, quasi a lasciarmi le unghie nella pelle. La feci venire sopra e cominciò a cavalcare con le mani appoggiate sul mio stomaco, mentre le mie tenevano il suo seno. Le chiesi di mettersi in ginocchio che stavo per venire, mi guardò con la faccia un po’ spaventata, pensando a quale idea strana avevo… io sorrisi e la inondai sul seno, anche se nella mia testa avrei voluto esplodere in un altro posto…

La abbracciai e ci baciammo di nuovo. Facemmo anche la doccia insieme, accarezzandoci e baciandoci come due ragazzini.

Quel giorno che sembrava destinato all’apocalisse, si trasformò in una giornata indimenticabile. Facemmo l’amore tre volte e ognuna come fosse stata la prima. La cosa andò avanti tre mesi, appena riuscivamo io e Rita facevamo l’amore da amanti e alla fine del gioco, diventavamo due perfetti sconosciuti.

Ogni tanto mi sogno quei momenti e al solo pensiero m’irrigidisco talmente che il mio compagno d’avventura diventa di marmo, che tutte le volte mi tocca pure coprir con le mani e cercare rifugio per evitare figuracce plateali e barbine. 


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *